martedì 31 gennaio 2017

Daghe recatto

Lo so, con un titolo simile chi non parla o capisce il genovese rimarrà spiazzato...in italiano la traduzione dell'espressione suona come "rimetti a posto" e può essere riferito sia ad oggetti che a situazioni o persone: quindi io posso "dare recatto" alla mia camera riordinandola,  "dare recatto" alla mia bicicletta riparandola o "dare recatto" alla mia persona rimettendomi in ordine. Qui parlerò di come ho rimesso in sesto la mia pellaccia ligure, enormemente provata da queste temperature, per me siberiane.
Parto col dire che ho sempre avuto una pelle mista, per nulla secca quindi ho sempre utilizzato detergenti con alto potere sgrassante: l'ultimo era quello della Garnier alla vitamina C. Per le creme viso, vista l'età, ultimamente ero concentrata sul rilassamento cutaneo, utilizzando sieri e creme poco grasse. In pratica, ho continuato ad utilizzare gli stessi prodotti per la cura del viso che usavo in Liguria, dove le temperature sono nettamente superiori in inverno.
Da quando è arrivato il grande freddo, il mio viso ha resistito meno di una settimana: improvvisamente la pelle ha cominciato a tirare, il contorno occhi a lacrimare ed ho pensato che forse stavo sbagliando qualcosa sin dall'inizio.
Ricordavo di aver letto sul blog di Elena un articolo sulle mousse per il viso, in cui questa tipologia di detergente veniva indicato come particolarmente delicato ed indicato per le pelli sensibili. Non avendo alcuna voglia di fare ordini on-line, sono andata nella piccola erboristeria del paese a cercare una mousse detergentee la scelta è caduta sullo Iarulonico dell'Erbolario. Finalmente, dopo il lavaggio del viso, la pelle non tira, ma è morbida ed idratata. Senza nessun senso di colpa, ho nascosto il detergente della Garnier in un cassetto, forse ricomincerò ad usarlo non appena saliranno le temperature (odio gli sprechi) forse lo utilizzerò per la doccia...mi sono innamorata delle mousse, che non avevo mai utilizzato per lavare il viso e penso che non appena potrò ricomprare un detergente per il viso, lì cadrà la mia scelta. 
Fortunatamente avevo appena acquistato un contorno occhi burroso e ricco, che utilizzavo però solo di sera; questo contorno occhi è riuscito a tamponare i danni del freddo almeno in questa zona del viso, particolarmente sensibile. Sto parlando di Liposomia, del Dr. Taffi, un burro che si scalda con le dita che, vista la quantità utilizzata giornalmente, è contenuto in una confezione enorme e che mi durerà degli anni (peccato il PAO sia di 6 mesi). Terminato il contorno occhi Omnia botanica, ricco ma debole per queste temperature, adesso utilizzo il Dr. Taffi anche di giorno...sì lascia un po' unto ma ci spolvero sopra pochissima cipria sottile (quella di Purobio) ed il gioco è fatto.
Secondo voi la crema viso, quella pagata mezzo rene ed acquistata nello store monomarca di Khiel's in Via Roma a Torino, riusciva ad idratare la pelle? Ovvio che la risposta è no. Ringrazio il cielo di aver scoperto, durante il trasloco, di possedere una quantità di prodotti per la cura e la detersione della pelle del corpo e del viso davvero imbarazzante. Se vi dicessi che li ho catalogati prima di riporli in due scatole? Tra le creme riposte ancora chiuse c'era lei, la crema all'olio di Argan, sempre dell'Erbolario che mi ha salvato la pelle da questo freddo terribile. La crema è davvero molto corposa e grassa. La sera in cui l'ho aperta e stesa sul viso ho pensato sarebbe stata troppo grassa, invece la mia povera pellaccia provata da temperature per lei inusuali, l'ha assorbita e gradita. Adesso la utilizzo mattina e sera e mi sembra la situazione sia davvero migliorata.
Nei primi giorni, quando la situazione era critica, come trattamento urto, ho attinto alle riserve infinite e ho applicato, due volte alla settimana una maschera viso. La prima maschera provata è stata quella di Alkemilla che viene reclamizzata come maschera antiage (sì ho bisogno anche di quello) però è ricca di oli e burri e ha dato una bella sferzata di idratazione iniziale. La busta costa sui 2  € ed è sufficiente, secondo me, per due applicazioni: meglio stenderla anche sul collo che, soffocato da sciarpe, scaldacolli e quant'altro non sta troppo bene. Purtroppo per me, nel paesello che mi ospita ha aperto un punto vendita Lillapois e, approfittando degli sconti al 50%, ho comprato un paio di maschere in tessuto idratanti della Garnier, nello specifico della linea Hydra bomb. Da quando ho provato queste maschere in tessuto, mi sono ripromessa che una volta terminate tutte le maschere in tubo che possiedo (forse mai, quindi 😓), acquisterò soltanto questa tipologia perchè è più comoda ed efficace: non ci si sporca e anche per il collo sono più comode. La maschera Hydra bomb mi ha veramente salvato la pelle del viso. E' stata la seconda maschera che ho fatto, subito dopo quella di Alkemilla, e la sensazione di idratazione profonda e benessere della pelle è tangibile immediatamente. E' più di una coccola: è il tachiflu della pelle. Anche se non vivete in un posto freddo ma avete la pelle secca provatela, se avete in programma una vacanza sulla neve mettetene un paio in valigia: dopo una giornata sulle piste la vostra pelle ve ne sarà grata.
In uno dei prossimi post frivoli, parlerò di come ho cambiato i (pochi) prodotti che uso per il trucco.

sabato 28 gennaio 2017

La neve : odi et amo

Il titolo originale del post voleva essere "da ohhhh a oh noooo" perchè le mie emozioni e sentimenti nei confronti dei fiocchi di neve, in questi ultimi mesi sono mutati. Quando frequentavo la Granda solo nei fine settimana e, scendendo dal treno, trovavo Cuneo innevata, mi sentivo in pace e vedevo splendore in ogni angolo. Anche alla prima nevicata come cittadina della Granda, ho provato stupore e meraviglia: camminavo nei viali della città che mi ha accolto, spiando gli angoli, notando come, col riflesso della neve, i dettagli apparissero diversi, più magici e fatati.
I miei sentimenti sono cambiati quando, partita di casa al mattino, pronta a percorrere i circa 20 km che mi separano dal lavoro, all'altezza di Solere, anzichè trovare la strada sgombra, ho dovuto fronteggiare l'asfalto imbiancato e la neve che vorticava davanti al parabrezza dell'auto. Chi vive qui è abituato (o almeno così penso io). Io ho cominciato a stringere più forte il volante, la macchina ha slittato un paio di volte, colpa mia che non ho diminuito la velocità: pensavo erroneamente che le gomme da neve garantissero la stessa presa: sbagliavo. Entrata in città, al primo incrocio, un altro slittamento e poi, alla rotatoria, la macchina invece di svoltare a sinistra è andata bellamente dritta.
Da quel giorno sono diventata una stalker del Meteo: temo la neve perchè non so guidare con la neve...noi liguri, in tutta la nostra vita vediamo la neve sul mare non più di due volte, da noi quando nevica tutto si ferma, si va a piedi, si usano i mezzi. Qui sono attrezzati, è vero, passano gli spazzaneve, le strade sono pulite ma se comincia a nevicare quando si è per strada l'auto slitta, se ne va un po' dove meglio crede e il cuore si spaura, almeno il mio cuore. Adesso quando mi sveglio in un mattino in cui è stata annunciata, la prima cosa che faccio è aprire la tapparella della stanza e guardare fuori...LEI non c'è, posso stare tranquilla, posso fare colazione con calma.
Recentemente mi è capitato di dover essere certa di arrivare al lavoro entro un certo orario, quel giorno non potevo ritardare. Ricordo di aver consultato il Meteo sino alla sera prima...era prevista...LEI doveva arrivare. Dall'ansia ho puntato due sveglie, due ore prima del solito e la mattina mi sono alzata e, per prima cosa ho guardato fuori: LEI non c'era, le previsioni avevano sbagliato.
Però ci sono dei fine settimana come questo, in cui non si lavora, non ci si deve spostare con l'auto se non per impegni che possono anche essere rimandati e si aprono le finestre e c'è la neve. Ecco in questi momenti torna la magia e la poesia che la neve evoca in tutto coloro che hanno poca confidenza con lei. Allora si aprono le finestre anche se fa freddo, si respira l'aria frizzante, si ringrazia di cuore la vicina che TUTTE LE VOLTE che nevica imbraccia la pala e spala il vialetto di ingresso del condominio e l'entrata ai parcheggi. Poi si indossano gli stivaloni da pioggia, perchè quelli possiedo, quelli rossi che in Liguria servono da settembre a dicembre, quando la pioggia cade inesorabile e si porta via pezzi di terra o, peggio, vite umane. E con gli stivali rossi, i guanti, il cappello e non so quanti strati di maglioni si esce e si calpesta questa neve, così amata e odiata, così amata perchè fa tornare bambini, perchè tutto sembra più puro, bello, magico, così odiata perchè mi fa tremare se la devo affrontare alla guida dell'auto...e anche queste sono sensazioni ed emozioni nuovi, mai provate, mai vissute che solo qui potevo scoprire.


Crediti sulle immagini: non essendo riuscita a recuperare le mie fotografie con la neve, che trovate sul mio account Instagram, ho utilizzato nel collage due fotografie del blog La provincia di Cuneo in foto.
Le foto "prese in prestito" sono l'albero e i pneumatici. 




venerdì 20 gennaio 2017

Pizze enormi in mezzo al nulla

Accade che, in piena ricerca di una casa in affitto, quando le spighe di mais che nascondono alla vista l'orizzonte trasportano il guidatore nella provincia americana di kinghiana memoria, ci si imbatta, praticamente in mezzo al nulla, in una pizzeria il cui nome Il Portico e le cui recensioni su Tripadvisor, invogliano alla sosta. Peccato che il giorno della settimana (sabato) non abbia assecondato i nostri desideri e la nostra curiosità . Da qui deriva il primo consiglio che vi dò se vorrete provare questa pizzeria: nel fine-settimana prenotate in anticipo perchè raramente troverete posto. Sono passati un po' di mesi da quel giorno sfortunato e, dopo aver cenato un paio di volte alla Gerbola (non so perchè io non riesca a chiamarla Il Portico) posso dare un parere imparziale e spassionato su questa pizzeria.
Se non conoscete bene la zona, la pizzeria non è ben segnalata e senza navigatore forse si può avere qualche difficoltà a trovarla. Dalla strada provinciale è visibile ma, provenendo da Cuneo, non ci sono insegne che segnalano la svolta a destra, quindi appena compare il cartello Gerbola, suggerisco di rallentare per non mancare la piccola stradina sterrata che vi porta all'ampio parcheggio. Nella stagione estiva, oltre all'interno, c'è un'ampia veranda con vista sul...miglio verde. Polemica a parte sulla vista (eh sì...noi abbiamo il mare!), posso dire che le pizze sono davvero enormi e gustose: personalmente faccio fatica a finirne una ed essendo una buona forchetta questo significa che la dimensione di una pizza è superiore alla media.
Il menù pizze è molto ricco: quattro pagine con farciture molto varie e prezzi dai 4,50 € per la semplice marinara ai 9,50 € per la stranissima e personalmente molto temuta pizza alla lumaca provenzale (con variante lumaca e porri) senza trascurare le eccellenze del territoio che regalano...no, non la pizza alla bagna caouda,che però ho controllato ed è immancabilmente presente nel menù della Gerbola 😔, ma quando parlo di eccellenze del territorio alludo alla pizza Cuneo con la bufala di Caraglio e il crudo di Cuneo. Eh sì, perchè anche nella Granda c'è la bufala e non ha nulla da invidiare a quella campana. La storia dell'imprenditore che ha rinunciato ad allevare le frisone è molto bella e poetica, avevo letto un articolo su Gambero Rosso tempo fa e mi era piaciuto molto il racconto di questa famiglia. Non voglio però divagare e parlarvi dell'azienda Morris, magari ci farò un post in seguito...torniamo a parlare della pizzeria.
Le pizze molto grandi e saporite sono un motivo sufficiente per venire a provare questo locale ma, a mio parere, vale la pena solo se siete di strada...con tutti gli ottimi locali della Granda, anche se amate la pizza, non consiglio di mettervi in auto e raggiungere la Gerbola. Perchè? Perchè una buona pizza, e un locale carino, non giustificano comunque un conto medio alto (ovviamente secondo gli standard della Granda, non quelli liguri!), un servizio lento e altre piccole cose che, però, fanno la differenza. In primis la pessima coca cola alla spina, completamente sgasata l'unica volta che è stata presa, e di cui stiamo ancora attendendo la sostituzione, quindi il costo delle birre e ultimo ma non meno importante, il fatto che Il Portico si trovi lontano da Cuneo.
Perchè andarci? Se siete nei dintorni, se atterrate a Levaldigi e, dirigendovi verso Cuneo, avete una voglia irrefrenabile di pizza può essere una delle alternative, anche se non la sola.




sabato 14 gennaio 2017

Resistere al freddo

Per una ligure, abituata a temperature minime invernali che raramente scendono sotto lo zero, trasferirsi nella Granda ed affrontare il primo vero inverno lungo, non è facile.
La prima volta che ho visto il mio telefono segnare, come temperatura esterna, - 6° ho pensato non avrei resistito e non ce l'avrei fatta.
Quante volte, tornate da un fine settimana sulla neve, raccontando delle vostre sciate e del clima, avete pronunciato le fatidiche parole: "è un freddo diverso", "si sta bene anche a - 10° perchè non c'è vento", "è un freddo secco" e blablabla... Vero, tutto questo è vero, ma è anche vero che -10° sono e rimangono -10° e il freddo sarà anche secco, ma se vi vestite alla ligure, moltiplicando gli strati di maglioni per i gradi di terrore che ha suscitato in voi quel - qualcosa, non sarà comunque sufficiente.
La prima regola è che, nella Granda, non appena scendono le temperature non si esce MAI senza un cappello, una fascia, quello che volete, qualcosa che però vi copra la testa e le orecchie. Nella notte più buia (e fredda) confesso si esserci anche andata a dormire con uno dei fantastici calorimetry che quella santa donna di mia madre mi aveva fatto a maglia. Calorimetry è un termine scientifico che descrive la misurazione del calore perso o guadagnato. I cappelli di lana sono un modo meraviglioso per bloccare il freddo, ma quando si hanno i capelli lunghi, spesso non sono la soluzione più comoda. Il calorimetry - vi lascio il link alle istruzioni per cucirne uno - permette di lasciare liberi i capelli, mantenendo le orecchie al caldo e non fa fuggire il calore dalla parte superiore della testa. Non avendo più i capelli lunghi, il calorimetry lo uso perchè continua a piacermi, però ho tantissimi cappelli, rigorosamente in lana o pile: tenetene sempre uno di scorta nella borsa perchè vi salverà la vita. 
La seconda cosa da avere sempre con sè è uno scaldacollo, anche questo in lana, da distinguere dalla sciarpa. Lo scaldacollo, va messo sotto la giacca, possibilmente compratene o cucitene uno molto pesante e col quale riuscite ad avvolgere il collo almeno due volte. Lo scaldacollo, quando fa freddo, è il vostro migliore amico perchè vi eviterà cervicali e dolori vari provocati dal freddo. Incredibile a dirsi, non annovero i guanti tra i miei "mai più senza", forse perchè soffro poco il freddo alle mani, ma li considero opzionali. Non opzionale ma assolutamente necessario c'è tutto l'intimo termico che troverete, senza problemi, su qualsiasi mercato settimanale, anche nel paese più piccolo della Granda. Sapete i banchi che da noi, in Liguria, vendono tutte quelle belle canottiere con le maniche sottili di mille colori? Qui li vedrete in tarda primavera e in estate; in inverno vendono canottiere termiche con maniche lunghe o corte, calzettoni, fuseaux e calzamaglia, tutto termico, caldo e che salva davvero la vita. I prezzi sono contenuti, a volte anche più economici di quelli della Decathlon, e con poco meno di 20 € vi portate a casa almeno due cambi, che vi permetteranno di resistere al freddo.
Io genenalmente, quando vedo le temperature scendere a questo modo, uso una canottiera termica a pelle con manica corta, sopra una maglia a maniche lunghe, sempre termica e poi maglioni pesanti con maniche lunghe e corte, fino a diventare la moglie dell'omino Michelin. Quello che non manca mai, sopra la giacca, è un'altra sciarpa/scialle, di quelle enormi e lunghe che nella Granda ogni donna sa piegare molto elegantemente. Io non ho ancora imparato ad avere un aspetto meno ruspante, e le mie sciarpe continuano a cadere in trecento direzioni diverse, ma ho letto proprio ieri sulla pagina FB di Sara come fare a piegare questi sciarponi e credo ci proverò. Quest'anno, tra l'altro, sempre se ci saranno ancora, non ho intenzione di lasciarmi sfuggire uno scialle in cachemire che avevo adocchiato a 10 € al Festival dell'Oriente di Torino lo scorso anno.
Confesso di non aver ancora raggiunto la perfezione perchè quando fa molto freddo e sono ferma, se il riscaldamento dell'ambiente in cui mi trovo, non raggiunge almeno i 18°, continuo a  sentire freddo alla schiena quindi, senza giacca e senza scialle, il disagio è tangibile. Approfittando degli sconti, volevo provare ad acquistare le famose termiche da sci della Decathlon: nel caso aggiornerò con entusiasmo questo post.

Sciarpone, calorimetry e scaldacollo


domenica 8 gennaio 2017

Bar Trattoria Belvedere

Recensione postdatata ma sempre attuale perchè, dopo la prima volta, mangiamo spesso in questa piccola trattoria di Busca.
Il primo appoccio gastronomico con questa cittadina ci aveva visti ospiti della più rinomata e conosciuta Trattoria Santa Maria, vicino all'omonima porta, di cui forse parlerò in un altro post.
In pieno trasloco, ancora senza mobili e senza cucina, quando ancora la temperatura esterna permetteva o meglio, invogliava, ad uscire ci siamo ritrovati a vagare a Busca e, dopo aver letto un paio di recensioni su Tripadvisor, ci siamo avviati verso piazza Mariano. Accanto alla Pizzeria I Due Mondi, si trova la Trattoria Belvedere, incassata al piano terra di un edificio residenziale che sembra abbastanza recente. Lo ammetto: esitiamo ad entrare perchè dall'interno proviene musica caraibica (scopriremo poi che periodicamente si svolgono all'interno del locale serate a tema con tanto di luci simil stroboscopiche) e ci aspettavamo un ambiente piàù rustico, però vince la fame e varchiamo la porta.
Ottima scelta della serata, serata a tema appunto, ma il proprietario ci fa accomodare in una saletta attigua, piccola e tranquilla e dopo poco tempo ci vengono portati i menù. Nel caso anche voi, come noi, abbiate letto dei fantastici hamburger di questo locale e non ne troviate traccia nel menù, è perchè nel menù della trattoria non sono presenti i panini: la nostra prima serata al Belvedere, infatti, ci ha visto consumare un primo, un più che dignitoso piatto di insalata ed una grigliata mista che, vista l'abbondanza, ho faticato a finire.
I prezzi sono onesti, diciamo che costa tutto sui 6 €, i piatti sono abbondanti, il servizio è rapido e il personale gentile.
Ma la vera rivelazione del locale sono stati gli hamburger, provati una volta raramente si riesce poi a non tornare. 
Probabilmente per chi vive nella Granda, mangiare regolarmente ottima carne a prezzi relativamente bassi è normale. In Liguria abbiamo alcuni ottimi ristoranti di carne (Le Figge du Baratta nella mia città, e Le Mura di Malapaga a Genova sono tra i migliori che abbia provato da me) ma se ne esce, a parità di alimenti mangiati, abbastanza alleggeriti nel portafoglio. Qui nella Granda non solo è difficile trovare un posto in cui non ci sia della carne cucinata in maniera eccellente, ma i prezzi sono veramente accettabili, quelli del Belvedere, poi, li trovo ottimi.
In questa piccola trattoria di Busca il menù dei panini è abbastanza ricco, la carne è molto buona e, di contorno, ci sono, a scelta, o patatine o anelli di cipolla. Può capitare che una sera, oltre che ai panini nel menù, il cuoco voglia farvi provare qualcos'altro e allora può capitarvi di mangiare della porchetta avvolta in un panino morbido e succoso.


mercoledì 4 gennaio 2017

Busca e i suoi percorsi collinari


Inauguro l'anno con un post dedicato ai percorsi collinari che il Comune di Busca ha presentato alla cittadinanza nel mese di ottobre dello scorso anno, il 2016. Ricordo di aver pensato fosse una bella iniziativa, di esserne stata incuriosita ma poi, in pieno trasloco, di non aver avuto la possibilità di partecipare all'uscita ufficiale.
Ho così deciso, dopo essermi innamorata del materiale publicitario dei percorsi visibile sul sito, di incamminarmi in solitaria. Non facendo alcun affidamento sul mio senso dell'orientamento, ho seguito passo passo le istruzioni sulla pagina che presenta i percorsi e ho scaricato sia l'app. che il percorso. All'inizio avevo deciso, visionando semplicemente la cartina, di eseguire un anello completo: avevo intenzione di stare fuori almeno un'ora e mezza e avevo l'illusione di potercela fare.
Ammetto che, partendo da Porta Santa Maria, all'inizio ho seguito a vista una signora, sola come me, che camminava velocemente: non so perchè ero più che convinta mi avrebbe portata sui percorsi. In un secondo momento, persa di vista la mia guida, mi hanno tratta in inganno le segnalazioni dei percorsi cicloturistici ma poi sono arrivata a Case Braida dove, nel centro della piazza, fa bella mostra di sè il cartello che segnala tutti i percorsi collinari, cartello che avevo già intravisto nella piazza Fratelli Braida.
Da Case Braida, diciamo che ho proceduto un po' a caso, direzionandomi verso la collina alla mia sinistra. Mi aspettavo, oltre che la bella cartellonistica complessiva, anche dei segnavia ai bivi che mi evitassero di ritrovarmi nei campi coltivati. Il percorso che ho scelto attraversa, per la prima parte la periferia di Busca, passando su una strada carrabile poco frequentata. Forse perchè non conosco bene il paese, se non avessi scaricato il percorso col gps per me non sarebbe stato così immediato scegliere la giusta direzione perchè, mano a mano che ci si allontana dal centro, accanto alle bellissime ville, corrono campi coltivati e, sprovvisti di segnaletica che indichi il percorso e fidandosi solo della memoria, basta poco per ritrovarsi al centro di un campo.
E infatti, dopo essermi incamminata verso la direzione sbagliata ed aver realizzato che mi stavo dirigendo verso un campo, ho deciso di utilizzare il cellulare. Il percorso è indicato in nero e, direzionandovi correttamente, riuscite a recuperare la strada con facilità...forse io avrei dovuto farlo prima di perdermi.
Dopo circa 20 minuti di camminata (e smarrimenti) arrivo nei pressi di Villa Ferrero: comincia a comparire la segnaletica CAI e un bel cartello avvisa gli eventuali automobilisti che è possibile trovare dei camminatori sulla strada.
Villa Ferrero è circondata da uno splendido parco e mi faccio la promessa di tornarci in primavera perchè avevo letto che ospita un Giardino sensoriale e, non ricordandomi esattamente la fonte della notizia, mi chiedo se il giardino esista ancora o se i troppi tagli subiti dagli enti locali hanno costretto a chiudere e sacrificare qualcosa anche qui.
Finalmente compare più spesso la cartellonistica a cui ogni camminatore italiano è abituato, anche il camminatore ligure che saltella su sentieri affacciati sul mar ligure, salendo scaloni spesso più lunghi delle sue gambe. Finalmente comincia quella che per me è una camminata: i colori e i rumori del bosco, la città lontanissima, quasi immersa nella nebbia, con la percezione strana che siano passate ore e non minuti da quando ho visto l'ultima casa, da quando ho sentito l'ultimo cane abbaiare. Mi accorgo che, a voler proseguire l'anello come mi ero ripromessa, il tempo non è sufficiente. Con rammarico, taro la mia passeggiata con il tempo che ho ancora a disposizione. Sono partita troppo sicura di me, abituata alle mie passeggiate ligure che, di fronte a casa, salgono sul Monte Castello e in un'ora mi portano in cima, alle torri di avvistamento saracene che scrutano il mare da secoli. Qui non ci sono scaloni da salire, ma sentieri pieni di foglie gialle che scricchiolano sotto i piedi e percorsi che non durano un'ora...devo ancora abituarmi ma trovo che questo esperimento sia riuscito.
Probabilmente la prossima volta arriverò sino alla Villa con la bicicletta, voglio immergermi subito nel bosco, voglio provare con calma tutti i percorsi, magari in primavera quando le giornate di allungano e, forse, comincerò a sentire meno freddo.
Il tempo è tiranno. Se voglio rientrare per pranzo devo scendere per lo stesso percorso, non posso percorrere l'anello completo, perchè non riesco, dal gps, a quantificarne la durata. Non ricordo se sulle cartine dei percorsi collinari, che voglio procurarmi appena possibile, sia indicata la durata complessiva degli anelli. Torno indietro ma quando intravedo Villa Ferrero, anzichè scendere dalla stessa strada, percorro la carrabile e non taglio all'inerno del bosco come ho fatto salendo. Vedo così il bellissimo presepio, vedo la Villa più da vicino: all'esterno c'è parcheggiato un pullmino bianco della cooperativa sociale che credo abbia sede qui. Quante cose da scoprire e conoscere, sempre nuove, sempre diverse...devo solo riuscire ad abituarmi a questo freddo!