venerdì 26 gennaio 2018

In bicicletta nel Parco fluviale

Quest'anno anche se le temperature sono molto lontane da quelle della mia Liguria, l'inverno è stato abbastanza clemente. Da quando ho scoperto il telo copri parabrezza non devo più affannarmi a scrostare il ghiaccio al mattino ed affronto le giornate con un sorriso più luminoso. In attesa di avere il coraggio (e soprattutto i soldi) di acquistare una nuova bicicletta, ho avuto la possibilità di godermi questi ultimi fine-settimana di sole approfittando del bellissimo servizio offerto dal Parco fluviale. All'interno della Casa del Fiume, vicino alle piscine, è possibile noleggiare una MTB e tenerla tutto il giorno pagando veramente pochi Euro: mezza giornata di noleggio costa 3 €, l'intera giornata 5 €. Inoltre è possibile acquistare al costo di 40 € una tessera annuale che ha la validità dell'anno solare e che permette il noleggio delle MTB in qualsiasi punto di noleggio del Parco. La tessera è davvero conveniente perchè le biciclette sono in ottime condizioni e permettono di riprendere gradatamente a pedalare senza dover acquistare una bicicletta. Se poi si vive a qualche chilometro da Cuneo, questa soluzione è molto comoda. Il Parco ospita quasi 1 km di percorso riservato alla MTB e circa 30 km di percorsi ciclopedonali.
Per chi come me vuole semplicemente godersi il panorama con calma, respirando a pieni polmoni questa fresca aria invernale, ci sono a disposizione delle piccole guide sia in formato cartaceo che digitale. Queste ultime sono corredate da traccia GPX, così si possono scaricare agevolmente sul cellulare e, suppongo siano un buon aiuto. Tutti i percorsi partono da Cuneo ma essendo i punti di arrivo diversi, è possibile iniziare a pedalare da qualsiasi altro punto noleggio del Parco (Borgo San Dalmazzo, Castelletto Stura, Roccasparvera, Sant'Albano Stura). Io, come si dice a Genova, sono andata un po' "all'orbetta", non seguendo nessun percorso, non scaricando il GPX e cercando di non allontanarmi troppo perchè sono davvero fuori allenamento. Posso testimoniare, però, che ogni percorso è accuratamente segnalato ce sono presenti in tutto il Parco esaustivi sistemi di cartellonistica che ci aiutano a scoprire anche gli aspetti dell'ambiente che ci circonda. Per chi è abituato a vedere il mare nella linea dell'orizzonte, è un'esperienza unica: l'ambiente che ci abbraccia è affascinante e maestoso. 
Per i pigri segnalo la possibilità di noleggiare una bicicletta a pedalata assistita ( 25 € mezza giornata, 35 € un giorno) telefonando allo 0171696206. L'ATL di Cuneo ha specificato che la prenotazione deve avvenire almeno 36 ore prima del noleggio. La bicicletta a pedalata assistita viene consegnata e va riportata alla bike room, presso la casa del turismo, in Via Pascal 7 a Cuneo. Il noleggio delle biciclette a pedalata assistita è gestito da Conitours che lo scorso anno ha lanciato un progetto davvero interessante per incentivare la scoperta del territorio e delle sue eccellenze: CuneoAlps. Nel mese di maggio avevo partecipato ad uno degli eventi a Pradleves e mi era dispiaciuto molto constatare che in quella giornata le presenze erano state davvero scarse. Il sito di CuneoAlps sarebbe forse da migliorare ma il concetto cardine del progetto potrebbe davvero far decollare il turismo. Appena ho cominciato a frequentare la Granda, quasi sei anni fa, la prima cosa che ho pensato è stata: che posto da bici! Un po' perchè abituata alle salite liguri un terreno quasi interamente pianeggiante sembrava ammiccarmi, un po' perchè mi ha ricordato moltissimo, per i piccoli paesi sotto le montagne, la bellissima ciclabile del Danubio, percorsa un po' di anni fa. Diciamo che per il Parco fluviale il noleggio di una bici elettrica mi pare eccessivo ma a Pradleves ne ho apprezzato davvero le potenzialità perchè sono riuscita a percorrere sterrati e pendenze per me inimmaginabili. Tra i buoni propositi dei prossimi mesi c'è quello di testare i punti di noleggio di Cuneo Alps per verificare se sia fattibile organizzare una piccola vacanza in bicicletta senza troppa fatica.


giovedì 18 gennaio 2018

La Shoah delle ragazze

Tra i mille libri che mi costrinsero a leggere durante gli anni dell’obbligo scolastico, quello che ha contribuito a rendermi compulsiva ed onnivora fu Se questo è un uomo. La lettura di Levi provocò in me tantissimi interrogativi e domande che mi trasformarono in una lettrice esigente, attenta e a volte anche leggermente spocchiosa. Tanto e tale fu l’impatto di confrontarmi con quel periodo storico, che mi feci regalare un ciondolo con la stella di David che ho portato al collo per tanto tempo. Quando mi chiedevano se fossi ebrea rispondevo, con l’innocente orgoglio dei 16 anni, che non lo ero ma condividevo le sofferenze del popolo ebraico. Questo breve incipit di natura personale per far capire che questo articolo è molto vissuto e sentito.
Solo nel 2005 venne identificato il 27 gennaio, giorno in cui l’Armata Rossa liberò il campo di Auschwitz, per ricordare la Shoah. Venne così istituita la Giornata della memoria e da allora tutti i bambini e ragazzi delle scuole dell’obbligo devono confrontarsi per molti giorni, spesso senza essere stati adeguatamente preparati emozionalmente, con libri pensati per loro, almeno a livello editoriale. Credo non sia facile parlare della Shoah con i ragazzi e credo addirittura possa essere controproducente alcune volte. Quando mi sono imbattuta in Matteo Corradini me ne sono innamorata. Matteo si occupa di didattica della memoria e grazie ai suoi libri, è davvero possibile far scattare nei ragazzi quell'empatia necessaria a fargli capire che gli avvenimenti che gli raccontiamo, anche se per loro sono lontani nel tempo, sono accaduti a ragazzi e bambini coetanei e che dietro ad ogni angolo, dietro ad ogni negazione dell’altro, dietro ad ogni esclusione si nasconde un’ombra.
Anche questa volta amo Cuneo per aver organizzato, sia per i ragazzi che per gli adulti, un appuntamento per farci riflettere. La Shoah delle ragazze è un progetto curato da Matteo Corradini con il quale si darà voce alle parole di quattro ragazze: Anne Frank, Esther (Etty) Hillesum, Ilse Weber e Inge Auerbacher. “Quattro bambine, ragazze, donne diverse accomunate solo dal dolore e dalla voglia di uscirne. Quattro storie parallele nella storia della Shoah, con parole che si richiamano e ritornano”.  
L’evento verrà replicato tre volte venerdì 19 gennaio all’interno del Cinema Monviso. I primi due appuntamenti delle 9.00 e delle 11.00 sono rivolti alle scuole. Il terzo alle 18.00 è gratuito ed aperto al pubblico ma è necessario prenotare il proprio posto iscrivendosi all'evento. Il biglietto che verrà inviato via mail garantirà l'accesso alla sala (consentito fino ad esaurimento posti) fino a cinque minuti prima dell'inizio dello spettacolo, quindi entro le ore 17.55. Dopo tale orario, i posti che risulteranno non utilizzati saranno messi nuovamente a disposizione del pubblico che si presenterà in sede senza aver prenotato. Purtroppo visto la quantità dei biglietti rimasti nel momento di redazione del presente articolo che avrei voluto programmare almeno la scorsa settimana, temo molti di voi non potranno trovare i biglietti.

“Di sicuro la lontananza tra loro [i ragazzi] e questi eventi della storia è molto forte, più forte di quello che sentiamo noi, perché noi in qualche modo, noi della mia generazione abbiamo avuto la possibilità anche di incontrare dei Testimoni di ascoltare la storia da una posizione più privilegiata probabilmente. E invece per loro, per molti di loro, per molti ragazzi la storia e la Shoah sono degli episodi lontani nel tempo, come episodi di due tremila anni fa probabilmente.Allora il rischio è che li sentano davvero lontani; allora credo che una delle possibilità sia proprio quella di passare attraverso le storie personali e le storie spesso sono quelle che ti lasciano più segni addosso sono anche quelle in cui possiamo trovare qualcosa di noi.
Le storie dei loro coetanei per esempio sono importanti; se un ragazzo a 11 anni legge che cosa è successo a un ragazzo di 11 anni 70 anni fa, forse riesce a capire qualcosa, se una traccia di quello che successo può rimanergli dentro.
Io non uso mai la parola identificazione perché credo sia impossibile identificarsi in una persona che ha sofferto nella Shoah e nessuno libro potrà mai aiutarci a farlo e nemmeno nessun laboratorio di didattica della memoria deve aiutare i ragazzi a identificarsi perché così sarebbe poco rispettoso di chi ha sofferto per davvero però avvicinarsi con gli occhi più aperti quello è una cosa che si può fare”.
(Matteo Corradini)




venerdì 12 gennaio 2018

Equilibrium : bellezza naturale nel centro di Cuneo

Nel centro storico di Cuneo, praticamente di fronte al nuovo locale di tendenza di cui parlerò presto, si trova un piccolo ma delizioso centro estetico il cui nome riflette quello che regala: Equilibrium. Appena spinto il portone, si entra nell'androne del palazzo e la porta davanti a noi, oltre la colonna, ospita il centro. Il locale è arredato con semplicità: davanti al divano su cui attendo di entrare nella cabina per il trattamento, un albero, in sottofondo una musica rilassante, nell'aria il profumo di essenze. Il centro è ricavato da locali storici che amplificano l’idea di trovarsi a casa, con una cara amica. Elena è rilassata, tranquilla, oserei dire zen e fidarsi di lei è naturale e spontaneo. Chiacchierando amichevolmente, si intuisce chiaramente che non ha aperto un centro estetico bio perché va di moda in questo periodo ma perché fa parte di un suo percorso di vita che non si esaurisce con la cosmetica. Mi trovo davanti una giovane donna che ha riscoperto la gioia di assecondare il ritmo delle stagioni, di rispettare il nostro corpo e il nostro spirito, di accettare i nostri limiti e la nostra bellezza naturale, di trovare intorno ma soprattutto dentro di noi l’equilibrio giusto e l’armonia. 
Scopro il centro per caso, non me ne parla nessuno, ma ricordo di averne letto su una pubblicità esposta nel negozio di Margherita. Comincio a seguire la pagina Facebook e quando compare la notizia che è possibile provare la manicure giapponese ad un prezzo di lancio, decido di prenotare un appuntamento. È un sabato mattina di ottobre quando seguo alla lettera le istruzioni di Elena per raggiungere il suo centro. Parcheggio la macchina al Foro Boario, attraverso la piazza, arrivo sino alla pizzeria Capri e poi svolto a sinistra in Via Fossano: il portone del palazzo che ospita il centro è subito dopo l’incrocio con Via Caraglio sulla sinistra, di fronte al locale "Al 37" [di cui presto farò una recensione]. Elena ha un bellissimo sorriso, mi fa accomodare nel piccolo vestibolo del centro mentre prepara la cabina; quando entro, noto il soffitto, il caminetto in un angolo, lo spazio sfruttato al massimo, il materiale da lavoro disposto ordinatamente. Chiedo informazioni sul trattamento e le spiegazioni sono esaurienti e precise. Durante la manicure Elena utilizza un piccolo kit dai colori pastello. Mi spiega che la lucidatura dell’unghia viene effettuata con ingredienti totalmente naturali come il ginseng e la cera api che proteggono le unghie con un film protettivo. Dopo aver spinto le pellicine con un bastoncino, comincia la limatura del bordo, seguita dall'applicazione della cera prelevata da una ciotolina del kit con una piccola spatola. Poi Elena spolvera ogni l’unghia con una polvere che contiene silicio, zinco, vitamina A;E, H e la provitamina B5 e poi la lucida nuovamente. Il risultato oltre che eccezionale per lucidità, è naturale e duraturo quindi penso che ripeterò l’esperienza. 
Da brava genovese ho memorizzato, il nome del kit che è stato utilizzato e l’ho trovato su Internet ad un costo che si aggira intorno ai 50 € Non credo che lo comprerò perché il trattamento è stato una vera coccola che mi sono regalata in un ambiente confortevole ed amichevole e che penso di ripetere mensilmente.
Equilibrium non è il primo centro estetico bio che scopro nella Granda ma è il primo di cui vi parlo perché ho deciso di aggiungere al blog una serie di articoli che raccontano luoghi e dei locali che conosco, piuttosto che limitarmi ad indicare gli avvenimenti o gli appuntamenti nel territorio.
Il centro è aperto il martedì, giovedì e venerdì dalle ore 9.00 alle 19.30, il sabato chiude alle 18.30, il mercoledì l’orario continuato si spinge sino alle 22.00 ma dalle 12.00. Il sito Internet è molto curato e sono presenti indicazioni sulle tipologie di trattamenti effettuati nel centro, con relativo tariffario. Forse da migliorare con aggiornamenti la pagina dedicata alle offerte, molto apprezzabile che venga dedicato uno spazio anche abbastanza ampio al concept del centro, alla filosofia che muove Elena e alla sua storia. Molto delicate e poetiche le immagini che sono state scelte e che riflettono l’atmosfera che si respira in questo piccolo centro estetico.
Per i cittadini della Granda, abituati a parcheggiare quasi sempre a pochi metri dalla destinazione, può non essere comodo ma vi assicuro che sono appena 5 minuti a piedi dal Foro Boario dove è sempre molto semplice trovare un parcheggio in orario non di punta.


Crediti sulle immagini: Tutte le immagini sono state ricavate dal sito http://www.equilibrium-cn.it

venerdì 5 gennaio 2018

La Panetteria Guido Basso a Cuneo

“Vi è mai capitato di percorrere le deserte vie di un borgo alle prime luci dell’alba? Se sì sicuramente siete stati attratti da un inconfondibile profumo che sa di vita. Indica che c’è qualcuno che con il proprio lavoro sta pensando alla comunità; ci segnala che quelle case del borgo hanno una storia e soprattutto un futuro”.
Questo l’inizio dell’introduzione, scritta da Piero Rigucci, presidente dell’Associazione Panificatori Cuneo, ad uno dei libri citati a fine articolo (Panatè). 
Una delle prime cose che ho notato da immigrata ligure, sulla cui tavola natia non mancava mai una bella “sleppa” di focaccia o una pagnotta “marinara”, è stata l’impossibilità di trovare una buona qualità di pane, che durasse nei giorni, fosse gustoso e avesse caratteristiche legate alla provincia che mi ospita. L’immagine della Granda che ho maturato nei quattro anni di pendolarismo era il riflesso di un forte radicamento con il territorio, ai grandi spazi che circondano la città ed ogni centro abitato, all'operosità dei cuneesi che dall'alba al tramonto, curano e coltivano i campi, allevano bestiame, mentre il mondo intorno sembra accelerare a dismisura, sostituendo il concreto con l’astratto. Sarà perché la realtà in cui ho vissuto sino a due anni fa è così diversa, complice anche una conformazione del terreno che ha costretto i miei antenati a costruire terrazzamenti per strappare pochi ettari alla collina, ammetto di continuare ad osservare con stupore tutto questo lavorio nei campi anche se so che il cuneese continua ad essere anche in questo secolo il granaio del Piemonte.
A causa di quanto avevo osservato (ed osservo quotidianamente) mi aspettavo che il pane fosse buono ovunque, saporito, fragrante, particolare. Dopo quasi due anni da cittadina della Granda ammetto di non aver ancora trovato, almeno sotto casa, il panificio del mio cuore ma di essermi imbattuta molto spesso in pane stoppaccioso che si indurisce dopo un giorno e che può essere riutilizzato solo trasformandolo in pan grattato o panzanella. Questo mi dispiace perché sono sempre stata una grande consumatrice di pane perché il suo odore, la sua consistenza, il suo sapore mi fanno stare bene, mi rendono felice. Forse perché appartengo alla generazione che faceva merenda con una fetta di pane con un cucchiaino d’olio, ma non c’è niente di più buono del pane…quando è buono però. 
La scoperta dei due testi di cui vi parlo in questo articolo mi ha portata alla scoperta di forni (e mulini) nel cuneese che utilizzano ancora forni a legna. Ci tengo a sottolineare che non voglio denigrare l’operato degli altri panificatori della Granda ma questi forni hanno qualcosa di speciale e di magico e in quest’epoca di massificazione e globalizzazione trovo che recuperare l’unicità e la particolarità sia un enorme valore e vada rispettato e salvaguardato. Conoscevo già il forno a legna dei Tetti di Dronero, addirittura portavo spesso a casa in Liguria intere pagnotte per farlo assaggiare…così come dalla Liguria continuo a portare la focaccia ai colleghi, perché è bello scoprire nuovi sapori ed odori, perché anche i sapori parlano del territorio e della vita quotidiana. Ma il blog si chiama Io amo Cuneo ed anche se i lettori sanno che mi piace spaziare anche su altre realtà della Granda, in questo articolo parlerò soltanto di uno dei forni di questa città. 
In Via Santa Maria, nel centro di Cuneo, si trova uno dei forni più antichi della città, l’unico con il forno a legna costruito a fine Ottocento: la Panetteria che è appartenuta sino a poco tempo fa alla famiglia Basso. Il panificio è aperto dal lunedì al sabato dalle 7.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30. I giorni di chiusura sono la domenica e il giovedì pomeriggio. Accanto alla produzione di töponin, navet, todeschin biscottate, rubatà e grissini, quasi ogni giorno della settimana è dedicato alla produzione speciale: lunedì integrale di grano, martedì farro, avena, segale, mercoledì amarabnt, giovedì camut, venerdì 5 cereali e orzo. Dovete dimenticare l’auto se volete raggiungere la panetteria. Non parcheggiate l’auto vicino, magari sul Lungostura ma godetevi una bella passeggiata nella splendida via Roma. Poi, appena passato il Comune, svoltate a sinistra e respirate. L’odore del pane appena fatto, soprattutto al mattino, arriva sino all'incrocio con questa piccola via sovrastata dalla tettoia voluta dal consiglio comunale nel 1844 al fine di garantire la continuità del passaggio coperto sino alla piazza delle uve, ora piazza Virginio. L’interno del panificio con le travi di legno a vista, mi ha scaraventata in un film di Fellini, all'Italia che era, quell'Italia di cui ho poca memoria perché ero piccola, ma mi riempie la mente di suggestioni: immagini, parole, suoni rumori di un passato che è ancora presente. Confesso di aver sperato di trovare qui una focaccia simile a quella ligure, ma anche se la qualità è sicuramente migliore di quella degli altri panifici provati sino ad ora, è bel lontana dagli standard a cui ero abituata. Il pane, invece, lo trovo buonissimo: morbido, soffice, profumato, com'era il pane appena sfornato di quando ero bambina.

"Terra, acqua, aria, fuoco: i quattro elementi primordiali si incontrano nel cibo primordiale della storia umana: il pane. Un poema, possiamo dire, cui hanno messo mano cielo e terra". (Cesare Marchi) 

 Bibliografia minima: 
Foco, Giovanna, Panaté : guida ai forni a legna nella provincia di Cuneo : non di solo pane. - Dronero : I Libri della Bussola, stampa 2008.
Restifo, Adriano, Forni a legna e mulini a pietra nel cuneese : un viaggio nel tempo ed un bene da difendere. - [S.l. : s.n.], stampa 2011 (Cuneo : EDIFY)


[Crediti sulle immagini. Le immagini del’interno della Panetteria Guido Basso sono tratte dal volume Panatè]